“So che sarebbe stato più corretto ‘con l’erba’, ma in questo modo veniva meno il paragone coi più celebri ‘petit dejeuner sur l’herbe‘ e soprattutto perché di pecore si tratta: in vacanza in Alto Adige mi è capitato di assistere ad una scena che tutti i pomeriggi si è ripetuta in una delle tante frazioni di Castelrotto: ad una certa ora del pomeriggio arrivava nel prato un fuoristrada con rimorchio dal quale scendevano un po’ di pecorelle che avevano il compito di tenere l’erba rasata all’interno di un ampio recinto mobile. Naturalmente ho realizzato il tutto con differenti segature, tranne le due strisce di terra arata che sono fatte della terra del posto.

“Vagando per quella meraviglia della natura e del lavoro millenario degli uomini che è l’Alpe di Siusi capita frequentemente di imbattersi in animali a 4 zampe assolutamente liberi di crescere allo stato brado. Nonostante le cure di cui godono i loro simili, confinati nelle stalle e nei pascoli recintati del Sud Tirolo, le differenze si vedono: questi animali fortunati si portano dietro una luce particolare che risalta soprattutto al mattino e al tramonto.
E’ ciò che ho cercato di rendere riducendo al minimo il colore e il volume dei monti e affidando alla segatura il compito di rendere ruvido il prato. I cavalli sono, com’è giusto che sia, una via di mezzo tra la terra e il cielo. Ma potrebbero anche volare.”

“Ignoro il motivo per cui la bovina sia stata lasciata sola in quel luogo benedetto.
Malattia? Pensionamento? Fuga? PROBLEMI DI COMPORTAMENTO? Attesa della monta?
Quale che sia la ragione, mi ha colpito la vastità dello spazio a sua disposizione, quasi che un’accorta regia le avesse affidato il ruolo di regina del pascolo.
E siccome mi sembrava doveroso un omaggio alla (sua) solennità, ha riempito il sentiero di piccole conchiglie, purtroppo non dolomitiche, ma assolutamente simili nella forma e composizione al tappeto e ai muri che ho visto in quei giorni.”

“Ho ritenuto di unificare nel racconto le due opere semplicemente perché si tratta di due immagini del medesimo paesaggio presi a diverse distanze durante una passeggiata estiva.
Con differenti segature ho dato forma a tutto ciò che è vegetazione, mentre per le rocce, in queste 2 occasioni, ho ritenuto di cavarmela col solo colore: d’altra parte la distanza spesso regala illusioni ottiche e materiche e ogni tanto provo a crederci anch’io, soprattutto da quando ho smesso di usare gli occhiali e perciò vedo, non guardo.”

“Ho ritenuto di unificare nel racconto le due opere semplicemente perché si tratta di due immagini del medesimo paesaggio presi a diverse distanze durante una passeggiata estiva.
Con differenti segature ho dato forma a tutto ciò che è vegetazione, mentre per le rocce, in queste 2 occasioni, ho ritenuto di cavarmela col solo colore: d’altra parte la distanza spesso regala illusioni ottiche e materiche e ogni tanto provo a crederci anch’io, soprattutto da quando ho smesso di usare gli occhiali e perciò vedo, non guardo.”

“La volta in cui mi sono ritrovato a navigare con un piccolo barchino su uno dei più noti laghi del varesotto, ho davvero ri-provato la gioia del bambino, trovandomi di fronte ad una vegetazione tanto fitta e varia da pensare di essere davvero in un altrove che, invece, è sempre stato a due passi da casa e non avevo mai avuto l’opportunità di conoscere.
Un’esperienza indimenticabile, da ripetere. O, come sempre più spesso mi ritrovo a dire di fronte a cose o persone che mi “attizzano”, da dipingere.”

“Il doveroso omaggio alla miriade di animali e vegetali che con puntualità, ogni anno, ad ogni nuova bella stagione, fanno la loro ri-comparsa arricchendo i luoghi a me noti (e pure quelli che ancora non conosco) di colori e di forme.
A fronte del riempirsi la bocca con parole del genere ‘biodiversità’, quasi mai accompagnati da comportamenti coerenti, il mio vivere la Natura è totalizzante: sempre più mi rendo conto di esserne parte integrante e di avere il compito/dovere di esserne divulgatore. Con tutti mezzi che ho a disposizione.”

“L’aggettivo ordinativo viene dal fatto che sono arrivato fin lassù per la seconda volta in vita mia e la memoria mi ha confortato nel ri-vedere rocce, acqua e vegetazione al limite della sopravvivenza, ma capaci insieme di dare risultati eccellenti.
Anche in questo caso i monti sono fatti delle sabbie raccolte sul posto, mentre per la magra vegetazione ho preferito ripiegare su segatura collaudata negli anni.”

Il 2022 è stato per me un anno difficile, soprattutto per i miei reni che mi hanno fatto finire per ben due volte in sala operatoria.
Così da ‘produttore di sassi’ mi sono sentito di ringraziare con quest’opera, fatta appunto di piccole pietruzze, oltre che di colore, gli Antenati che mi hanno regalato questi ‘ricordi’ e queste esperienze che da anni mi accompagnano, anche con momenti di intenso dolore, ma pure con la successiva soddisfazione di poter dire che ‘anche questo è passato’.

“Forti del rispetto dedicato al loro bosco, gli abitanti delle montagne spesso celebrano le leggende delle selve amate e vissute da generazioni, realizzando delle opere d’arte con le materie prime reperite sul posto: in un bosco altoatesino sono comparse diverse strane creature realizzate semplicemente ripulendo dei ceppi ribaltati dagli elementi del clima.
Ognuno è libero di vederci ciò che vuole, vicino all’area nella quale si incontrano funghi verosimili (tranne che nelle dimensioni) ho incontrato diverse creature che hanno iniziato il loro viaggio ben prima di me.”

“Dopo una giornata intera trascorsa in questo posto, rientrato in albergo, ho scoperto il ‘depliant’ che narrava dei luoghi più notevoli del territorio circostante: ‘profumo di bosco e atmosfera fiabesca, antichi luoghi di culto e naturale energia della foresta’ recita la pagina dedicata a questo ambiente. E non ci sarebbe altro da aggiungere…
Ho dovuto ricorrere al trittico per poterci far stare dentro un tale soggetto. Ma le misure per dipingere al meglio questo ‘ennesimo’ bosco magico dovevano essere ben altre.
La logistica mi impone anche questo sacrificio.”

“Dopo una quindicina di anni di convivenza, era pressoché inevitabile che la mia compagna di viaggio diventasse il soggetto da proporre su una tela.
Dicono che nel caso di animali non si possa parlare di ritratto: non sarei così rigido, anche se nel suo sguardo ho, in più occasioni, visto lampi di vitalità davvero poco animalesca.
Anche Lei, invecchiando, sta cambiando le sue reazioni, rallentandone i tempi.
Devo solo imparare. Ancora. Anche da questa splendida femmina a quattro zampe.”