“E’ uno dei luoghi più incredibili abbia mai visto in Italia. Quando ero sul posto non mi sarei meravigliato di veder comparire dei Pellerossa al galoppo. Gli ‘indigeni’ mi dicevano che in inverno in quel luogo ci sono venti che ribaltano ogni veicolo si trovi a transitare sull’unica strada.”

“Salendo le montagne che dalla valle del Sangro ti portano in Molise, improvvisamente, dopo decine di km percorsi in bui boschi di faggi, nani a causa della neve, d’improvviso ti si apre un altro mondo, fatto di campi di grano e di terre riarse. Forse è questa la differenza tra le due regioni.”

“Ci sono stato più di una volta in una delle capitali d’Europa, ma sempre sono stato attirato dalle vecchie case tipiche: è questa l’architettura che prediligo, fatta di materiali naturali e che resistono da secoli. Oltre ad essere anche belle da vedere, ma il bello, si sa, è soggettivo.”

“Rientrare una sera da una gita in battello e rivedere il profilo della città natale fa sempre un certo effetto. I colori del tramonto poi aggiungono fascino ulteriore ai luoghi amati. Delle stesse ore l’opera La sera illustrata più avanti.”

“Il fiume più vicino e perciò più conosciuto. Anche se mai come vorrei: prima o poi lo percorrerò integralmente. Negli anni l’ho dipinto nelle diverse stagioni e in località diverse. Lo chiamano ‘fiume azzurro’ : per me è ‘il’ fiume, anche se spesso talmente povero di acque da vederlo tuttalpiù come un torrente.”

“La malinconia del luogo durante la stagione fredda è proporzionabile soltanto al chiasso estivo che lo abita. Per chi ci è cresciuto invece il posto mantiene sempre il suo fascino e risulta ‘idoneo’ alla riflessione solitaria, come per le passeggiate romantiche. Ne avessero altrove di posti così, con quella luce che abbonda sull’altra sponda mentre è così avara per noi.”

“E’ un luogo della regione della Rhur dove, all’interno di una delle zone più industrializzate (allora) d’Europa, si riescono a trovare spazi ‘magici’ e vedere pascoli, cavalli e un’atmosfera bucolica che non t’immagineresti d’incontrare. Se poi anche le persone che incontri sono diverse dagli stereotipi, allora la voglia di dipingere si fa sentire.”

“Imbattersi nel centro di una metropoli trafficata e vivace in una vetrina dove sono esposti solo piatti di batteria non mi ha lasciato indifferente: per me che prediligo la natura nelle sue molteplici manifestazioni e in tempi in cui il rapporto uomo/ambiente è sempre più precario, un pezzo di vita urbana così piena di… ritmo mi ha fatto pensare che anche certa musica moderna ha i suoi pregi.”

“La prima volta che ho visto l’alba sul mare, dopo aver viaggiato tutta la notte; il primo quadro che ho venduto: basterebbero questi due ricordi per dare un valore in più a quest’opera in cui ho dipinto il mare, mai visto prima così da vicino e così intensamente. Altri mari e altre albe e tramonti mi colpiranno in seguito e li dipingerò anche meglio, ma c’è sempre una prima per tutto.”

“Uno dei miei più piccoli paesaggi, per uno dei tanti piccoli borghi d’Italia che fanno la ricchezza del nostro Paese. Villaggio fatto di pietra cavata sul posto, case arroccate, dove la vita è grama, ma se visti con gli occhi del turista curioso e attento danno solo il meglio di sé. Ed iniziò qui anche la mia ricerca sulle terre e sabbie e pietre che è poi diventato un impegno costante della mia produzione.”

“Un omaggio agli insetti più preziosi, un omaggio ad uno dei lavori più intriganti per l’uomo. A distanza di qualche anno, in occasione di una mostra in quel luogo (Baceno – VB), il complimento più bello l’ho ricevuto dal proprietario di quegli alveari, che non conoscevo: il suo ‘grazie’ per il soggetto scelto era anche il riconoscimento per la sua fatica di montanaro sensibile.”

“In uno dei tanti viaggi oltre le Alpi ho deciso di celebrare a mio modo il lindore di quei pascoli ordinati, rendendo omaggio all’attaccamento di quella gente (sconosciuta) alle proprie montagne dalle quali sanno trarre ogni bene. Ben diversamente da quanto accade spesso sul versante meridionale delle stesse montagne.”

“‘seguir con gli occhi un.falco e ritrovarsi a volare’: solo in un luogo come l’Abruzzo ho avuto questa opportunità. Nel senso di rimanerci per ore a guardare, senza il disturbo di linee elettriche o antenne o macchine volanti. In quel posto ho trovato spazi e silenzi unici. Quanto al volo degli uccelli ne sono da sempre affascinato, anche se per loro provo compassione perché non hanno le mani e non possono dipingere né accarezzare.”

“Due gatti che mi osservano dietro una vecchia rete all’intero di una cascina abbandonata in un paesino del Veneto dove un tempo passava la frontiera e dal quale in molti se ne sono andati per cercar fortuna e pane: semplicemente così, durante un viaggio alla ricerca delle tracce del massacro della Grande Guerra.”

“Ancora un villaggio, ancora tra i monti d’Abruzzo dove un rigagnolo d’acqua inizia la sua corsa verso il mare. Con un nome che ricorda gli indiani d’America, in luoghi diventati spesso la scena di film western. Qui per la prima volta, per le pietre del ‘fiume’ ho usato le briciole dei sassi raccolte sul posto.”

“Ogni volta che ci passo col treno, qualche km prima di arrivare alla capitale elvetica, mi riguardo con l’attenzione possibile in quei pochi istanti questo splendido esempio di costruzione rurale. La mia memoria di studente non dimentica gli esempi tipici delle diverse agricolture e relative abitazioni. Di quando ancora non c’erano i capannoni prefabbricati e la fertilità della terra dipendeva solo dalle buone pratiche del contadino di turno.”

“La prima tela di una certa dimensione giustifica la maestosità del soggetto: da qualunque parte ci si arrivi non si può rimanere indifferenti di fronte a tale gigante. Che è però, fin dal nome, indiscutibilmente femmina, madre e generosa. Come la gente che la vive e la rispetta.”

“Due vacanze in SudTirolo mi hanno consentito in anni diversi di vivere in luoghi dove le montagne (oltre che le genti) sono ben diverse da quelle cui sono abituato. La Val di Funes in particolare, con il gruppo dolomitico delle Odle, è paesaggio incantevole ed incantato. Dove il lavoro della Natura, del tempo e dell’uomo hanno costruito un ambiente dove la qualità della vita, compatibilmente con le altitudini, è più che apprezzabile.”

“La mia modesta attività di produttore agricolo mi ha dato, nel tempo e in luoghi diversi, la possibilità di vedere e godere non solo dei frutti della terra, ma soprattutto del susseguirsi delle stagioni e dei diversi raccolti. Non c’è come l’osservazione della crescita di un vegetale per impararne il rispetto e stimolare in me il bisogno di divulgarne la conoscenza. Una banale cassa di patate, merce a basso prezzo, acquista ben altro valore se è il risultato della coltivazione, seguita quasi quotidianamente, delle ‘tue’ patate.”

“Sui monti della provincia di Chieti, percorrere per ore mulattiere tagliate in mezzo a boschi così fitti da sembrare un muro. E ritrovarsi all’imbrunire in tale ambiente ti fa capire come i cosiddetti ‘posti da lupi’ esistano veramente, non solo nelle fiabe e leggende.”

“Un altro fiume, impresso sulla tela quando è ancora piccola cosa, incontaminato, senza case o altri manufatti che ne stravolgano l’essenza, usando anche un po’ della sua sabbia per rendere al meglio la sua intima natura.”

“Il fiume di casa, quello più accessibile, ritratto in inverno, quando il freddo non è ancora troppo intenso e le acque del disgelo non hanno ancora impresso il loro movimento gioioso. Un altro luogo ove respirare, meditare. E vedere passare il tempo con le sue stagioni.”

“Non amo particolarmente il vino ma non riesco a non commuovermi di fronte al lavoro dei vignaioli, soprattutto quando questi hanno operato per secoli a latitudini e con pendenze tali da sconsigliare qualsiasi altra coltura, arrivando a costruire un paesaggio unico, irripetibile altrove.”

“Un’altra inquadratura, un’altra versione/visione del gigante appenninico. In una piccola opera, realizzata quasi da farla apparire un’immagine istantanea, come una delle innumerevoli fotografie scattate per conservare la memoria dei luoghi ed i particolari da riportare poi, negli anni a seguire, sulle tele.”

“Uno dei ponti più…vecchi del territorio in cui sono nato. Ignorato dai più che lo percorrono in auto, di sopra. Visto da sotto invece appare in tutta la sua forza costruttiva ed ha il pregio di cavalcare il torrente vicino a casa, quello delle mie esplorazioni e fantasie, la nostra (perché era meglio non percorrerlo da soli) piccola giungla, dove costruire capanne e spiare in silenzio tutta la vita che vi accadeva. Quando la sua acqua era ancora potabile e …balneabile, nonostante la temperatura.”

“La montagna più vicina. Quella che con la sua altitudine ti consente di vedere fino a Milano e, col vento, anche l’Appennino. Montagna un tempo piena di vita e di mandrie al pascolo. Montagna coltivata e capace di dare raccolti e lavoro. Ora spoglia di alberi e di pascoli per far posto al turismo di massa e agli sciatori della domenica. Ammesso che ci sia la neve.”

“I meleti dell’Alto Adige, impressionati con alberi dalla crescita innaturale, ma non per questo meno armoniosi e con un fondale che da solo ti fa sembrare molto più buoni quei frutti. L’inclinazione di quei prati mi ha sempre colpito, non per la pendenza in sé, quanto per il fatto che qualcuno, ostinatamente, continua a tenerli puliti e … belli.”

“Per una serie di coincidenze metereologiche, per una quindicina di giorni, in quell’inverno il cielo si presentò con colori mai più visti, sia all’alba che al tramonto. Ha avuto la fortuna di essere sul posto giusto e al momento giusto con una macchina fotografica e testimoniare l’evento quasi da altra latitudine.”

“Il ‘ponte’ per definizione, il confine con l’impero austroungarico prima e con la Lombardia poi. Il ponte che ci ha consentito di mantenere il dialetto dei milanesi. Il ponte bombardato nei racconti dei genitori. Il ponte che quando lo fai al contrario senti già aria di casa. Il ponte su cui quando passa il treno e rimbomba, sai, a km di distanza, che sta per arrivare il temporale.”

“Si vede perfino il Monviso, se il cielo è terso. Un altro luogo di magia, non a caso scelto per la devozione. Il luogo dal quale ci arrivano le migliori previsioni del tempo, nel senso di attendibilità. Quel monte che, da questa parte del lago, non puoi ignorare, di giorno per l’imponenza, di notte per le sue lucine che ti dicono che lassù che chi sta lavorando anche per te.”

“Un piccolo scorcio di lago, quasi furtivamente ripreso da una casa di Belgirate, dove l’architettura si è conservata nel tempo. Importante per chi come me ha mosso i primi passi sul lungolago, quando le foto erano poche e in bianco e nero, ma lo scintillio delle onde colorato di luce. E con l’aria che cambia due volte al giorno, così da renderlo sempre diverso.”

“Di questi ho già detto. Ma devo aggiungere che qui, per la prima volta, la nebbia non mi ha dato fastidio, né altro sentimento negativo: forse perché sapevo che era passeggera, che si sarebbe presto e comunque levata per far posto al pallido sole del Nord? Forse perché non era nebbia di casa mia, da non temere poiché lì ero e lì dovevo rimanere, per qualche giorno ancora.”

“In uno dei posti più freddi della provincia, scoprire sotto la neve le tracce dei campi che semplicemente riposano mi dà certezza sul ritorno della primavera. Certo la gamma dei colori è ridotta, certo è il freddo (che non amo), ma, da buon Scorpione, so che tutto deve morire per poter rinascere al meglio.”

“Ho avuto la ventura di essere lassù in occasione di quella che i francesi vendevano come la più alta marea del secolo (1992): comunque sia stata la sua entità, per me, abituato al massimo alle variazioni del livello del lago in piena o in secca, si è trattato di uno spettacolo affascinante. E non mi sono mosso per ore, per vedere almeno come andava a finire. Compresi i titoli di coda che non sopporto quando li cancellano perché incombe la pubblicità, e così non sai mai dove han girato il film e chi vogliono ringraziare.”

“Percorrere queste spiagge battute dal vento, con dune sempre mobili da spostare, a distanza di decenni, ciò che rimane dei forti costruiti con lavoro coatto per tentare di fermare l’impossibile arrivo dei liberatori, rimanerci sdraiati per ore per capire i venti e indovinare costellazioni …
In un posto così ci si deve tornare.”

“A camminare nel bosco quando sono cadute le foglie, soprattutto se non è in piano, mi sono sempre divertito, perché, se ti sai muovere bene, riesci anche a produrre musica. La più naturale possibile. E che, magari, accadrebbe da sola, ma siccome le foglie cadono una per volta, la tua presenza fa la differenza. Ecco, nel bosco, in autunno, mi son trovato a fare il direttore d’orchestra. O, più tecnologicamente, il sintetizzatore.”

“Il profilo della città natale, visto dal lago, la sera, col sole che ha già lasciato colline e montagne e va ad illuminare l’altra parte del mondo. Il suono delle campane, così diverso da paese a paese, da lago a lago. Principii della fisica e dell’acustica a parte, il rientrare la sera ha sempre un qualcosa che dà certezze. Per qualcuno anche noia. Ai più il piacere del riposo.”

“Un’inquadratura diversa per documentare colori eccezionali in occasione di un momento climatico particolare. Cambiando l’ordine delle cose il risultato non cambia: siamo sempre ben piccola cosa di fronte all’Universo e dobbiamo prendere atto di ciò che accade. Al massimo per poter dire, a distanza di anni e a chi non ha vissuto quei momenti, io c’ero.”

“La strada verso i monti, percorsa per anni, mi ha dato il privilegio di vedere ogni giorno luoghi diversi ad ogni variare del tempo. E di poter godere, di conseguenza, di paesaggi e momenti così mutevoli da credere con convinzione che ‘tutto si trasforma’. A pochi è consentito di assistere ad alcune di queste trasformazioni: in questa vita posso dire di essere stato uno di questi.”

“Il lago, la nebbia, la pioggia, le innumerevoli e mutanti forme dell’acqua, di cui io pure sono il risultato. Mi sono sempre sentito attratto dal liquido essenziale, è più forte di me, anche se non so ancora nuotare.”

“La Rocca di Angera, un paio di km dall’altra parte del lago, quella che puoi raggiungere con poche remate, quella che ti sembra più vicina ogni anno che cresci. Al punto che, diventato grande, non ci fai più caso. Ma la sera, quando la illuminavano, era comunque un’altra cosa.”

“In Val di Funes, dove, pur di avere un minimo di raccolto, appena il bosco e il pascolo lasciano un po’ di terra libera, ci mettono a crescere ogni ben di dio: verdure, fiori, erbe aromatiche e medicinali. E il contrasto della luce con l’ombra fitta degli abeti, abbaglia. E la verzura esplode.”

“Una piccola ‘foresta nera’ nel cuore del Sud Tirolo: d’altra parte la lingua e le regole per la coltivazione del bosco sono le medesime da secoli, perché meravigliarsi quindi dei risultati e dell’omonimia? L’impatto è il medesimo, cambiano solo le dimensioni, l’ho verificato un po’ di anni dopo.”

“Un’altra parte del lago Maggiore ripresa nelle particolari condizioni già descritte precedentemente.”

“Sarà un caso, ma ritornato in questo luogo a distanza di anni, l’ho ritrovato cosparso di pale eoliche: allora mi aveva inquietato la forza del vento che infliggeva sui magri pascoli abbandonati un’ingiusta punizione. Temporale da far paura, roba da Monsoni, un’Italia che allora non conoscevo.
Ma anche il clima è cambiato.”

“Dicevano i vecchi che bisogna diffidare dei temporali in montagna. Questo Mottarone sembra fatto apposta per attirare i fulmini: isolato com’è tra tre laghi prealpini, si becca tutta l’umidità del circondario e non è per caso se alle sue pendici si trova una delle località con la più alta piovosità della nazione.”

“Grazie alle poesie imparate a memoria, ho ritrovato in questi luoghi l’erba, il fiume silente, gli stazzi e i tratturi che per secoli portavano le greggi verso il mare. Una vita certo poco romantica e un po’ meno poetica, ma ruspante e grama per chi ha compiuto quei percorsi: il paesaggio comunque affascina e induce alla poesia chiunque arrivi qui con altri redditi alle spalle.”

“Un’ultima opera con un altro pezzo di lago incredibilmente visto in quel magico inverno. Che dire, se non ‘io c’ero e quelli erano i colori’?”

“Chi ha acquistato questo lavoro ci ha voluto vedere un non so che di psicoanalitico: non saprei, data la mia scarsa conoscenza della materia, dire altro. Ricordo solo un gran caldo in quella sorta di catino naturale della piazza del mercato col vecchio acquedotto che l’attraversa. Di mio ci metto già la volontà di mostrare le cose belle che ho vissuto: se altri ci vogliono vedere anche di più, ben vengano analisi e critiche, soprattutto se mi aiutano a capire a far di meglio.”