“E’ stato sorprendente come, a partire da una foto della luna nascosta dalle nubi, scattata da una ‘cuginetta’, con soli 3 colori sia riuscito a dare forma e luce alla luna che non si vede, ma, individuata un’ovaia dal contrasto delle forme, alla fine, da solo, sia apparso un volto di donna con tanto di collarino al collo: migliore omaggio di questo alla femminilità non potevo fare.”

“Non è il ‘solito’ bosco più volte dipinto, ma qualcosa di nuovo, di diverso: non solo per l’uso di fili e plastica appoggiati ai colori, quanto per la presenza del verde, insolito come colore autunnale. Come se questo autunno non volesse arrivare, né, tanto meno, lasciare al posto al suo naturale successore, il generale inverno.”

“Un gabbiano solitario, fotografato all’isola del Giglio, ignorava la massa dei turisti curiosi di vedere il famoso relitto. Ma ignorava anche la massa dei suoi simili, intenti a vociare e a dividersi le prede.
Da solo contemplava il mare, sicuro dell’abbondanza di cibo e dell’alternarsi delle ore e delle stagioni. Libero di restare o volar via, per vedere altri mondi.”

“L’essere di solito così preciso nel costruire la sua casa/trappola, in questa occasione, tra i miei fiori, non ha rispettato le regole: mutazione in corso ? Cambiamenti climatici ? Follia ? Non lo so. Comunque diverso dai suoi simili, speciale a modo suo, anche a costo di rinunciare a facili prede.”

“Mescolando più immagini ricevute da altri, utilizzando sabbie diverse e pochi colori, ho cercato di riprodurre il rapporto tra l’acqua che cade e la roccia che la sopporta. Sinceramente devo dire che non ho ottenuto il risultato desiderato: l’avevo ‘vista’ diversa questa cascatella, perciò penso che la riprenderò. Con maggior studio per i materiali.”

“In una sorta di sfida con amiche pittrici che si cimentano soprattutto coi fiori, magari partendo proprio dalle foto dei miei, quest’anno ho deciso di tentare anch’io la ‘copia dal vero’: ne ho avuto la conferma che trattasi di arte tipicamente femminile, con tutto il rispetto dovuto. Anche se la femmina che è in me mi ha consentito di esprimermi decisamente bene, almeno dal mio punto di vista.”

“Un ‘cespuglio’ di primule che seguo da anni, con attenzione maniacale, mi da sempre maggior soddisfazioni ad ogni primavera: ho perciò deciso di premiarle facendole il ‘ritratto’.”

“Tra le tante bulbose del mio giardino, in infinita gamma di colori e tonalità, ho voluto cogliere l’essenza di questi fiori incredibili nella loro capacità di riapparire anno dopo anno, come se il tempo non fosse trascorso, e senza alcuna mia cura se non l’eliminazione dello sfiorito e del secco.”

“Prese da un campo, trasferite in giardino, in ricordo dei prati percorsi da bambino con le donne della mia infanzia. Ora che quei prati non ci sono più da tempo (e al loro posto già decadono i casermoni della periferia), volevo fissarne sulla tela la, si fa per dire, semplicità delle forme e dei colori. D’altra parte sono anche stati i primi fiori che disegnato, costringendo il buon Maestro a metterci una croce rossa laddove, sbagliando, avevo scritto: ‘a me mi piacciono le margherite’.”

“Adoro questi fiori in tutte le loro varietà: sono arrivato ad averne almeno una decina diverse per più motivi. Questi sono spesso vittima di insetti che li divorano, segno che ad essere bianchi, teneri, ingenui, spesso c’è da rischiare.”

“L’avevo visto da lontano più volte e quando, finalmente, l’ho percorso, è stata una più che piacevole giornata, una gran bell’avventura: faggi ovunque, bosco pulito, ricchezza di forme, a pochi km dal mare e dal rumore. Un luogo davvero unico, da ritornarci per respirare aria buona e tranquillità.Ed il silenzio.”

“E’ un’immagine del lago coperto dalla nebbia, come ho avuto più volte la ventura di vedere: paesaggio unico, irreale, fiabesco che ti fa sentire al di sopra di tutto e di tutti, senza il disturbo che comunque ci sarà sotto a quella coltre. Una sensazione di armonia assolutamente non fredda, anzi, quasi avvolgente. Che invita a tuffarsi per scoprire cosa mai ci sarà nelle profondità delle valli lacustri. Come se già non lo sapessi, come se questi luoghi mi fossero ignoti.”

“E’ un’immagine del lago coperto dalla nebbia, come ho avuto più volte la ventura di vedere: paesaggio unico, irreale, fiabesco che ti fa sentire al di sopra di tutto e di tutti, senza il disturbo che comunque ci sarà sotto a quella coltre. Una sensazione di armonia assolutamente non fredda, anzi, quasi avvolgente. Che invita a tuffarsi per scoprire cosa mai ci sarà nelle profondità delle valli lacustri. Come se già non lo sapessi, come se questi luoghi mi fossero ignoti.”

“Da una foto scattata da un’amica, ho ripreso, a modo mio, la parte meridionale del lago Maggiore dominato dalla presenza massiccia del Monte Rosa. Con la luce che solo qui e solo in certi giorni ho avuto la possibilità di vedere. E per questo il desiderio di mostrare ad altri.”

“Dalla foto regalata da un’amica che sa realizzare scatti da favola ho tratto l’opera più grande fin qui realizzata. Sottolineo il ‘fin qui’ perché la mia aspirazione, frenata solo dalla ‘logistica’, è quella di lavorare su tele di belle dimensioni. Per esserci dentro, soprattutto durante la realizzazione. Ci son volute settimane e non poca fatica anche fisica, ma la mia onda alla fine si muoveva.”

“I fiori preferiti da mio padre. Da anni le volevo dipingere. Ho dovuto aspettare che Lui non ci fosse più e poi scoprire che la stessa passione è passata a mio figlio maggiore, per decidermi all’impresa. Tutt’altro che facile, vista la complessità dell’infiorescenza: da toccare, carnosa e morbida nel contempo, appagante ad ogni nuovo ricaccio.
Mi ci sono affezionato anch’io: sanno di sole e di mare.”

“… c’è il mio studio estivo, c’è la pianta di prugne gialle che mi dissetano durante le pause, c’è la mia gatta Titina compagna di giochi e di coccole …
Prima di arrivare in fondo ci sono un po’ di fiori e cespugli, c’è l’arco che sto costruendo con le rose rose e la Piracantha.
In quest’opera c’è anche una licenza poetica: purtroppo non tutto ciò che ho dipinto fiorisce insieme, i colori sono molto più graduati nel tempo. Ma nelle 100 fioriture che si susseguono nell’anno, il tempo diventa un fattore trascurabile, mentre i colori e le forme restano sulla retina e quindi possono passare sulle mie tele.”

“Tre tipi di segature diverse, una lista di gialli da faticarmi a ricordare, il tutto per dare forma e volumi ad un’immagine da estate di San Martino, calda, luminosa, che ci illude l’inverno non debba ritornare. Ma è questa la forza dell’autunno, quando sono nato: quando la natura va a riposare e, perché no, a decomporsi, per dare nuove vite dopo il letargo.”

“Il formato, innanzi tutto, che può apparire esagerato, ma così non è: infatti le misure delle mie opere non nascono mai per caso, bensì dopo attento studio dei rapporti e della luce; poi i colori, 3, per essere precisi, perché quel luogo, il più a Oriente d’Italia è là dove iniziano i contrasti, là dove sorge il sole, là dove vorrei andare ogni giorno per non vedere altro che la luce, il ‘sol Levante’, con tutte le magie e le spezie che ne derivano dalla nostra conoscenza e dalla nostra immaginazione.”

“Un omaggio all’uva, frutto che adoro; un omaggio all’autunno, la mia stagione; un inchino alla luce e all’ebbrezza che ne traggo. Un semplice grappolo d’uva, una tra i tanti, ma non da raccogliere, bensì da cogliere nella sua essenza e nel mutare delle ore e dei giorni: perché tutto passa e tutto si trasforma. Acerbo, maturo, raggrinzito. Acidi, zuccheri, alcool. Da sempre e per sempre così.”

“Il fascino che hanno da sempre per me le bottiglie e i contenitori in genere è stato quest’anno stimolato da una lettura che doverosamente qui devo citare:
‘… noi diamo miriadi di forme ai vasi che costruiamo, ma è solo il loro vuoto interno che può contenere tutto ciò che vogliamo. Senza vuoto non ci sarebbe forma. Se la mente non si svuota di tanto in tanto non è possibile metterci cose nuove …’
Ho perciò ritenuto di dare forma a questo pensiero trasformando una quarantina di bottiglie ognuna diversa dall’altra, usando il bianco, come facevo da bambino e il Maestro mi chiedeva perché, unico tra i suoi alunni, lo facessi.
‘C’è la luce’. E lui sorrideva.”

“In occasione del 150° delle fonti di Bognanco (VB), mi è stata commissionata una fontana che ho realizzato con l’aiuto di valenti artigiani del ferro. Da un tubo alto come me esce l’acqua che suona cadendo da una una serie di 7 coppelle (come i chakra) a forma di fegato, fino ad arrivare alla base che ha invece la forma di un rene. Entrambi gli organi sono i beneficiari delle virtù curative di queste acque termali cui ho reso testimonianza.”