“Sabbia e segatura presa sul posto, una valle laterale della Valsesia, per dare volume e forza a ciò che scende nel greto del torrente e a ciò che, poche settimane dopo l’evento, approfitta delle macerie per ricominciare una nuova vita, sempre grazie all’acqua, naturalmente.”

“E’ da tempo immemore uno di quei fenomeni che più colpiscono la mente umana e perciò anche la mia. Da anni mi sono cimentato con la pioggia, il vento e i fulmini: non potevo quindi continuare ad ignorare questa variazione di luminosità degli astri che tanto effetto ha sul nostro essere qui e ora.”

“E’ stato quando ho girato, tra gli “attori” protagonisti, un documentario per la Televisione della Svizzera Italiana sugli artisti del lago che ho riscoperto questa porzione del “mio” lungolago, dove ho trascorso buona parte delle mie estati da bambino fino all’adolescenza. Ci sono perciò tornato in un periodo in cui la nebbia fa ancora la sua comparsa e il risultato è stato da altri definito “struggente”: termine che non posso non condividere perché mi appartiene.”

“Il lago dipinto a Baveno, con un po’ di sabbia del posto a ri-costruire i sassi della riva e 3 colori essenziali perché la tranquillità è sempre fatta di poco.
In più occasione l’opera è stata riprodotta da bambini delle elementare ai quali ho chiesto di scegliere un modello da copiare: è sintomatico che proprio questo abbiano scelto in maggioranza.”

“Grazie alle splendide foto di una tra le diverse ex allieve che non amano apparire nonostante i loro “doni” ho trasferito su una tela il regalo che ci ha fatto l’ultimo raggio di sole sul Ticino.
In questa opera, come in poche altre, ho ubbidito al consiglio/impulso di dipingere l’essenziale ed il risultato è stato davvero eccellente. Naturalmente non l’ho detto io …”

“È fatto solo di sabbia e un po’ di colore per rendere quell’incessante movimento che possiamo ammirare lungo ogni riva. È un movimento costante carico di energia che consuma la materia e noi possiamo esserne solo temporanei testimoni.”

“In quel di Trontano, tra l’Ossola e la Vigezzo, tra pietre testimoni di passaggi millenari, sono capitato in un boschetto insignificante, forse, dal punto di vista ambientale, ma sicuramente carico di frequentazioni e, perché no, anche di visioni. La sabbia e i trucioli presi sul posto sono stati posti sulla tela per testimoniare l’importanza del luogo e dei materiali che lo compongono.”

“Trovarsi alle 21.30 di una sera di agosto in riva al Ticino e vedersi arrivare una luna così piena da sembrare il sole non poteva lasciarmi indifferente e dedicare all’occasione almeno una piccola tela.”

“In riva al “fiume azzurro” percorso più volte, capita spesso di ritrovare le medesime fioriture dell’anno precedente e la loro regolarità ed intensità sono il miglior testimone del succedersi delle stagioni e dello stato del clima. Non è solo una deformazione mentale del professore di piante, ma, soprattutto l’attenzione ai tanti segnali che la Natura ci regala e, spesso, non sappiamo cogliere adeguatamente.”

“La fotografa che mi ha regalato uno dei suoi innumerevoli scatti, fu piacevolmente sorpresa quando si trovò di fronte alla mia rielaborazione coloristica, soprattutto per il volume che materiali diversi mi avevano consentito di dare forma agli elementi della natura invernale al punto da far sembrare quel luogo un “altrove” molto distante da quello fotografato.”

“È una delle opere che ho meno esposto, quasi per pudore: se solo l’osservatore sapesse quali e quante forme di vita sono rintracciabili in una pozzanghera/abbeveratoio forse avremmo anche più rispetto da parte di chi transita per qualche istante lungo gli innumerevoli sentieri del nostro piccolo mondo.”

“Questa è una delle opere che amo di più: ho fermato sulla tela, utilizzando materiali diversi, il risultato di una giornata trascorsa in una festa paesana nella quale ho esposto in un cortile le tele che ben si riconoscono. La gioia di esserci era ed è disturbata dal fatto di non aver potuto/saputo trascorrere più tempo in quel luogo, non tanto da non ricordarne i suoni e gli odori, quanto per la mancanza, ormai quasi totale, dei testimoni dai quali sono arrivato ad essere ciò che sono.”

“In questo “autoritratto in grandezza naturale” fatto di una struttura metallica ricoperta da fiori i visitatori più sensibili hanno riconosciuto, ben oltre le fattezze, l’autore.

L’opera, frutto di uno studio ben più lungo della sua effimera realizzazione e permanenza durante la mostra dell’estate 2017, è ora collocata nel giardino di casa e destinata a ricoprirsi di vegetazione ben più duratura anche se meno colorita.”

“Non ho alcuna esitazione e dubbio nel ritenere questo lavoro tra i meno riusciti e, soprattutto, tra i meno apprezzati. Ovviamente me ne assumo il de-merito, ma non rinuncio a lavorarci di nuovo per un risultato più soddisfacente. Soprattutto per me, dal momento che anche questo era un “autoritratto in grandezza naturale” fatto di metallo, sughero e tessuti.”